Reazioni avverse associate ad ibrutinib. Autorità regolatoria australiana 2017

A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
 
L’Autorità regolatoria australiana ha pubblicato un avviso relativo alle reazioni avverse associate ad ibrutinib, un farmaco impiegato nel trattamento di linfoma mantellare (mantle cell lymphoma, MCL), leucemia linfocitica cronica (chronic lymphocytic leukaemia, CLL) e macroglobulinemia di Waldenström (Waldenstrom’s macroglobulinaemia, WM).

  • In uno studio pubblicato nel 2017 (1) relativo ai casi post-marketing e ai dati emersi dai trial clinici, è stato riportato che sono stati identificati 11 casi di tachicardia ventricolare/fibrillazione ventricolare e altri 6 casi di morte cardiaca improvvisa in pazienti esposti ad ibrutinib. In 12 casi su 17, gli eventi si sono verificati in pazienti senza evidenza di precedente storia cardiaca.
  • Nel periodo post-marketing sono stati riportati 52 casi di aritmia ventricolare.

In base alle evidenze disponibili, attualmente non è noto il ruolo dell’ibrutinib nell’insorgenza di aritmia ventricolare, arresto cardiaco e morte cardiaca improvvisa.
Tuttavia, a causa della potenziale severità di tali eventi, il trattamento con ibrutinib dovrebbe essere temporaneamente sospeso in pazienti che sviluppano segni e/o sintomi di tachiaritmia ventricolare, tra cui palpitazioni, dolore toracico, dispnea, vertigini e lipotimia.
Prima di decidere se riprendere il trattamento, è opportuno effettuare una valutazione complessiva del rapporto rischio/beneficio.

  • Sono stati identificati 8 casi di riattivazione dell’epatite B in cui il ruolo dell’ibrutinib è stato considerato “possibile” o “probabile”. Il tempo di insorgenza era variabile.
    La terapia con ibrutinib è stata sospesa o interrotta e i pazienti sono stati trattati con farmaci antivirali per l’epatite B.
    Finora non sono stati riportati casi di insufficienza epatica fulminante cha abbiano portato a trapianto di fegato.

Prima di iniziare un trattamento con ibrutinib bisogna stabilire lo status del virus dell’epatite B e, qualora il paziente abbia una sierologia positiva per epatite B che indica una precedente infezione, è opportuno consultare un epatologo.
Inoltre, durante il trattamento con ibrutinib, bisogna monitorare periodicamente i pazienti in modo da rilevare precocemente la riattivazione dell’epatite B.

  • Sono stati osservati casi di infezione, tra cui casi di sepsi, sepsi neutropenica, infezioni batteriche, virali o micotiche. Alcune di queste infezioni hanno causato ospedalizzazione e, in alcuni casi, il decesso.
    In un’analisi cumulativa di trial clinici e casi post-marketing sono stati identificati 157 casi di aspergillosi in pazienti trattati con ibrutinib nel periodo post-marketing, di cui 43 hanno avuto esito fatale.
    In un’altra analisi cumulativa sono stati identificati 44 casi di Pneumocystis Jirovecii pneumonia (PJP). Nessuno di essi ha avuto esito fatale.
    Nei trial clinici, l’incidenza cruda di infezioni di PJP era pari a 0,53% nel gruppo che ha ricevuto ibrutinib versus 0,40% nel gruppo esposto al comparator.
    In molti casi riportati nel periodo post-marketing, i pazienti che hanno sviluppato infezioni opportunistiche avevano patologie di base o altri fattori concomitanti che potrebbero aver aumentato il rischio di infezioni, ad esempio un trattamento concomitante con steroidi, ipogammaglobulinemia e terapia immunosoppressiva. Tuttavia, il ruolo dell’ibrutinib nello sviluppo di queste infezioni opportunistiche continua ad essere monitorato.

Dato il numero relativamente elevato di casi fatali con infezioni opportunistiche, gli operatori sanitari devono prendere in considerazione di effettuare una profilassi con lo standard of care nei pazienti che hanno un aumento del rischio di sviluppare infezioni opportunistiche.
 
Bibliografia

  1. Lampson BL, et al. Ventricular arrhythmias and sudden death in patients taking ibrutinib. Blood 2017; 129: 2581–84.

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Ultimo aggiornamento: 26 gennaio 2018