Casi di epatotossicità associati all’uso di integratori a base di curcuma

A cura del prof Alfredo Vannacci
Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino dell’Università degli Studi di Firenze.
 
L’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato negli ultimi giorni circa 10 casi di epatite colestatica acuta, non infettiva e non contagiosa, riconducibili al consumo di integratori alimentari a base di curcuma.
 
Il sito del Ministero della Salute riporta in una nota il nome dei prodotti implicati ed in alcuni casi anche i lotti, aggiungendo che sono in corso verifiche sul territorio da parte delle autorità sanitarie .
Alcuni di questi prodotti sono stati ritirati dalle aziende produttrici ed il Ministero consiglia ai consumatori di sospendere temporaneamente il consumo di tali prodotti a titolo precauzionale.
 
Si tratta in genere di integratori di curcuminoidi altamente purificati (≈95%) associati con varie altre sostanze di origine naturale (dall’estratto di zenzero, alle vitamine del gruppo B) ma soprattutto con piperina, una sostanza nota per aumentare in maniera significativa l’assorbimento della curcumina, la cui cinetica sarebbe altrimenti del tutto inefficace per esercitare alcuna azione a livello cellulare nell’organismo.
 
In linea generale, quando si manifestano importanti reazioni avverse a prodotti di origine naturale, è possibile ricondurle a un determinato numero di categorie, tra la quali le principali sono:

  • Utilizzo del prodotto in soggetti fragili (bambini, anziani, gravidanza, allattamento, ecc.)
  • Reazioni idiosincrasiche e/o geneticamente determinate
  • Presenza di principi attivi a marcata azione farmacologica
  • Interazioni con la terapia farmacologica in atto
  • Presenza di componenti naturali non dichiarati
  • Presenza di adulteranti di sintesi
  • Problematiche nel controllo di qualità

Inoltre, in alcuni casi, anche quando i prodotti fitoterapici non siano di per sé epatotossici e vengano utilizzati con le modalità più opportune, si possono verificare intossicazioni o reazioni avverse per la presenza di contaminanti, ad esempio specie fungine e batteriche entrate in contatto col prodotto a causa di una cattiva conservazione.
 
Nel recente caso delle epatopatie da curcuma, sono attualmente in corso le indagini sulle cartelle cliniche dei pazienti colpiti e sui prodotti sequestrati e non è ancora possibile stabilire quale sia stata la causa di queste problematiche. Tuttavia, dal momento che i casi sembrano essersi verificati con prodotti di ditte differenti, una delle ipotesi attualmente allo studio è che questi possano essere stati realizzati con una materia prima comune contaminata con sostanze epatotossiche.
 
Per tale ragione diversi enti stanno consigliando particolare cautela nell’assunzione di tali integratori, nell’attesa di un chiarimento da parte delle agenzie regolatorie.
 
Ricordiamo infine che il sistema nazionale di Fitovigilanza è coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e si basa sulla raccolta e valutazione di segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse insorte dopo l’assunzione/somministrazione di prodotti non registrati nella categoria dei farmaci, quali: vitamine e minerali, integratori alimentari, prodotti erboristici, prodotti omeopatici (in base al Decreto legislativo 219/2006), prodotti utilizzati in medicine tradizionali (come ad esempio quelli della medicina tradizionale cinese e ayurvedica), probiotici e altri prodotti non dotati di AIC (Autorizzazione all’Immissione in Commercio rilasciata da AIFA per i soli farmaci).
 
Le segnalazioni di sospetta reazione avversa a un prodotto di origine naturale devono essere inviate attraverso il portale VigiErbe a disposizione sia degli operatori sanitari, sia dei cittadini.

Ultimo aggiornamento: 30 maggio 2019