Nuovi integratori alimentari per l’obesità: quello che oggi conosciamo

A cura di Annabella Vitalone; Dipartimento Fisiologia e Farmacologia “V. Erspamer”. Sapienza Università di Roma

(tratto da Ríos-Hoyo A, Gutiérrez-Salmeán G. New dietary supplements for obesity: what we currently know. Curr Obes Rep 2016; 5: 262-70).

Obesità, sovrappeso e le alterazioni cardio-metaboliche ad essi associate sono oggi considerate pandemie. Oltre ai cambiamenti nello stile di vita (aumentare l’esercizio fisico, controllare e/o cambiare le abitudini alimentari), sono disponibili diversi approcci per dimagrire, alcuni dei quali di tipo interventistico (i.e., chirurgia).
Gli integratori alimentari rappresentano un’attraente alternativa alla terapia farmacologica o chirurgica, in quanto la popolazione li considera dotati di scarsa tossicità e di facile reperibilità. Va però ricordato che gli integratori sono giuridicamente definiti come prodotti alimentari destinati ad “integrare” la dieta, poiché contenenti ingredienti importanti quali vitamine, minerali, aminoacidi, piante, ecc., in forme predosate (e.g., capsule, compresse, liquidi, polveri), da assumersi per via orale (1). Considerando tale definizione, quindi, gli integratori non sono destinati a trattare o prevenire alcun tipo di malattia; possono pertanto essere commercializzati indipendentemente da evidenze cliniche di efficacia e sicurezza. Tale situazione è probabilmente responsabile di un grande numero di sospette reazioni avverse ad integratori alimentari. Secondo quanto riportato da un recente studio (2), su 23.000 visite al pronto soccorso riportate in un anno (negli Stati Uniti) il 32% circa è stato causato dall’uso di micronutrienti (e.g., complessi multivitaminici, ferro, calcio) e ben più del doppio era ascrivibile all’uso di prodotti a base di piante (66%), principalmente utilizzate per dimagrire (26%) o per migliorare la performance fisica (10%). Tali prodotti sono stati responsabili del 72% delle visite cardiologiche per dolore toracico e tachicardia.

Il presente studio ha analizzato l’efficacia dimagrante e gli effetti indesiderati degli integratori alimentari più comunemente utilizzati, tra cui: Phaseolus vulgaris, Garcinia cambogia, Citrus aurantium var. amara, Hoodia gordonii, Coleus forskohlii, caffè verde, glucomannano, beta-glucani, chitosano, Cyamopsis tetragonolobus e chetoni del lampone. Per brevità espositiva verranno di seguito riportati gli integratori più interessanti dal punto di vista tossicologico, mentre per una descrizione più approfondita degli altri integratori e della loro attività farmacodinamica (ove nota) si rimanda al lavoro originale di Ríos-Hoyo e Gutiérrez-Salmeán (2016).

Citrus aurantium var. amara. Le evidenze scientifiche relative all’attività dell’arancio amaro nell’obesità sono scarse e relative ad un suo impiego in prodotti di associazione (con iperico, caffeina, ecc.) o all’uso di suoi componenti isolati (i.e. sinefrina, naringina, esperidina). Non possono essere tratte pertanto conclusioni di efficacia, ma ciò che è noto è che il rapporto rischio/beneficio non gioca a favore dell’uso dell’arancio amaro nel paziente obeso poiché, a causa della natura simpaticomimetica non selettiva dei suoi effetti, è responsabile di reazioni cardiovascolari (i.e., dolore toracico, tachicardia), ansia e dispnea.

Hoodia gordonii. Analoghe considerazioni possono essere fatte per questa pianta africana. Gli studi disponibili indicano una scarsa efficacia nella riduzione dell’appetito, del peso e del grasso corporeo. Le evidenze scientifiche sono peraltro ottenute prevalentemente da studi in vitro e sono relative all’uso di alcuni suoi componenti selezionati (i.e., glicosidi pregnanici, P57AS3 in particolare). La Hoodia è inoltre stata considerata responsabile di reazioni avverse simpaticomimetiche beta-adrenergiche consistenti in ipertensione potenzialmente letale (3), tachicardia, anomalie elettrocardiografiche (aumento dell’intervallo PR, riduzione dell’intervallo QT). Sono state riscontrate anche altre reazioni avverse, tra cui cefalea, vertigini, nausea e anormalità negli esami ematochimici (aumento della bilirubina totale e della fosfatasi alcalina; diminuzione dell’azoto ureico) (4).

Rubus idaeus. Di tale pianta, maggiormente nota col nome vernacolare di lampone, vengono menzionati i chetoni in essa contenuti (e.g., [4-(4-idrossifenil)-2-butanone]), per i quali sono stati postulati numerosi meccanismi d’azione coinvolti nel controllo del peso corporeo (down regulation dei fattori di trascrizione coinvolti nella adipogenesi, inibizione della lipasi pancreatica, ecc.). L’evidenza di un’efficacia clinica come dimagrante non è disponibile, mentre è noto che il chetone [4-(4-idrossifenil)-2-butanone] è cardiotossico e potenzialmente teratogeno (5).

Garcinia cambogia. Tale pianta vede tutta la sua attività nel controllo del peso corporeo riconducibile alla presenza di acido idrossicitrico (inibitore della citrato-liasi, presente in elevate quantità nella buccia del frutto). L’efficacia clinica nella riduzione del peso corporeo è contrastante mentre da ricerche precliniche e da alcuni case report sono emersi effetti indesiderati, tra cui epatotossicità, atrofia testicolare, accumulo di collagene a livello epatico, aumento delle transaminasi epatiche, ecc. (6).

Ulteriori studi sono sicuramente necessari per Irvingia gabonensis, Coleus forskohlii e caffè verde, piante (o loro componenti isolati) per le quali sono stati ipotizzati diversi meccanismi d’azione, ma per le quali le conoscenze cliniche di efficacia ed effetti indesiderati (cefalea, insonnia, flatulenza) sono ancora limitate.

Commento

La definizione di integratori alimentari riportata dall’autore è praticamente analoga a quella considerata valida anche in Italia e riportata dal nostro Ministero della Salute (7). Purtroppo, anche l’uso scorretto che si fa di questi integratori, soprattutto di quelli contenenti piante medicinali, e la crescente pericolosità che ne deriva, è comune anche nel nostro paese (8). E’ opportuno infatti parlare di un cattivo uso, più che limitarsi a demonizzare le piante come se fossero sempre dotate di una pericolosità intrinseca. Ammessa l’esistenza di piante notoriamente velenose, altre piante se usate in modo appropriato (e in pazienti non ipersensibili) esercitano effetti indesiderati minimi, reversibili e comunque prevedibili. Per questo nell’uso degli integratori alimentari vanno adottate alcune accortezze, tra cui: leggere sempre le avvertenze riportate in etichetta, non abusare in termini di dosi e durata di assunzione, evitarle in condizioni fisiopatologiche particolari (donne in gravidanza, allattamento, età pediatrica, paziente anziano in politerapia, malati di affezioni croniche, ecc.), affidarsi a canali distributivi ufficiali ed a consigli professionali (quali, ad esempio, quelli del medico, del farmacista) che garantiscono un maggiore livello di affidabilità, ecc. In conclusione possiamo dire che, considerando che molti farmaci per il controllo del peso corporeo sono stati nel tempo ritirati e che la terapia chirurgica risulta invasiva (e talvolta fuori luogo), neanche gli integratori alimentari (anche quelli contenenti piante medicinali) rappresentano un approccio utile quale complemento per il paziente obeso o in sovrappeso.

Bibliografia

  1. Food and Drug Administration. 2015. What is a dietary supplement? Disponibile presso.
  2. Geller A, et al. Emergency department visits for adverse events related todietary supplements. N Engl J Med 2015; 373:1531–40.
  3. Smith C, Krygsman A. Hoodia gordonii: to eat, or not to eat. J Ethnopharmacol 2014; 155: 987-91.
  4. Blom WA, et al. Effects of 15-d repeated consumption of Hoodia gordoniipurified extract on safety, ad libitum energy intake, and body weight in healthy, overweight women: a randomized controlled trial. Am J ClinNutr 2011; 94: 1171-81.
  5. Bredsdorff L, et al. Raspberry ketone in food supplements-high intake, few toxicity data-a cause for safety concern? Regul Toxicol Pharmacol 2015; 73: 196–200.
  6. Kim YJ, et al. Garcinia cambogia attenuates diet-induced adiposity but exacerbates hepatic collagen accumulation and inflammation. World J Gastroenterol 2013; 19: 4689-701.
  7. Ministero della Salute. 2015. Integratori alimentari e Linee guida ministeriali (LGM). Disponibile presso.
  8. Vitalone A, et al. Suspected adverse reactions associated with herbal products used for weight loss: a case series reported to the Italian National Institute of Health. Eur J Clin Pharmacol 2011; 67: 215-24.
Ultimo aggiornamento: 14 marzo 2017