Atrofia cerebellare indotta da fenitoina

A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina

 

 Caso clinico (1)

Una donna di 23 anni sviluppò disturbi neurologici 18 mesi dopo l’inizio della terapia con fenitoina.

Il trattamento con fenitoina era stato prescritto alla dose di 300 mg/die per gestire le crisi epilettiche post-traumatiche (2 episodi) dovute a un incidente stradale.

Prima dell’incidente la donna era in buona salute.

Le sue condizioni peggiorarono progressivamente.

La paziente sviluppò disturbi dell’equilibrio e della coordinazione, nistagmo e tremori anche a riposo ed era costretta a stare sulla sedia a rotelle.

La risonanza magnetica evidenziò la presenza di atrofia cerebellare senza altre anomalie strutturali osservabili.

 

Venne fatta diagnosi di atrofia cerebellare indotta da fenitoina, per cui il trattamento con questo farmaco venne sospeso.

Nel tempo si osservò un miglioramento dello stato clinico.

Alla visita di follow-up, effettuata dopo 1 anno, la donna non presentava atassia, né nistagmo.

 

La fenitoina è stata associata a diverse reazioni avverse neurologiche (2), tra cui rari casi di atrofia cerebellare (3).

 

Bibliografia

  1. Mogere E, et al. Phenytoin-induced cerebellar atrophy: A case for reversibility of neurological decline. Radiol Case Rep 2024; 19: 442–444.
  2. Zaatreh M, et al. Antiepileptic drugs and suicidality. J Clin Neurol 2003; 19: 523–532.
  3. Shankar R, et al. Cerebellar atrophy in patients with long-term phenytoin exposure and epilepsy. Arch Neurol 2004; 61: 1294–1296.
Ultimo aggiornamento: 18 febbraio 2024