Rischio di linfoistiocitosi emofagocitica associata a nivolumab ed ipilimumab. Ministero della Salute canadese 24 giugno 2019

A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina

Il Ministero della Salute canadese ha analizzato il potenziale rischio di linfoistiocitosi emofagocitica in pazienti trattati con nivolumab o ipilimumab utilizzati da soli o in associazione.

La linfoistiocitosi emofagocitica è un’eccessiva reazione del sistema immunitario che mette in pericolo per la vita in cui alcune cellule del sistema immunitario attaccano e distruggono altre cellule del sangue. In questa patologia viene rilasciata una notevole quantità di determinate proteine, così come si accumulano le cellule immunitarie attivate (linfociti e macrofagi) in organi e tessuti.

Nivolumab ed ipilimumab utilizzati da soli o in associazione possono causare una serie di reazioni avverse a livello del sistema immunitario.

  • Al momento dell’analisi, il Ministero della Salute canadese aveva ricevuto 1 segnalazione nazionale di linfoistiocitosi emofagocitica in un paziente affetto da neoplasie e in trattamento con nivolumab ed ipilimumab utilizzati in associazione. Il caso è stato considerato grave e poi ha avuto un esito fatale.
  • Il Ministero della Salute canadese ha esaminato anche 21 segnalazioni internazionali di linfoistiocitosi emofagocitica in pazienti trattati con nivolumab o ipilimumab utilizzati da soli o in associazione.
    Tutte le segnalazioni sono state considerate gravi e in 6 casi su 21 l’esito è stato fatale.
  • Il Ministero della Salute canadese non è stato in grado di confermare se il nivolumab o l’ipilimumab fossero la causa dei decessi riportati nelle segnalazioni canadesi e in quelle internazionali.
  • Negli articoli pubblicati in letteratura, che sono stati analizzati, i risultati suggerivano una possibile correlazione tra utilizzo di farmaci appartenenti alla classe degli inibitori del PD-1 e sviluppo di linfoistiocitosi emofagocitica.

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Ultimo aggiornamento: 10 luglio 2019