Ipertensione endocrina indotta da farmaci

A cura di Veronica Crucitti, Specializzanda in Farmacia Ospedaliera, Università di Messina

 

In letteratura è stato pubblicato un articolo (1), in cui è stata focalizzata l’attenzione sui farmaci che possono indurre ipertensione attraverso un’azione sul sistema endocrino. Di seguito si riporta un’ampia sintesi dell’articolo.

 

L’assunzione di alcuni farmaci può favorire lo sviluppo di ipertensione o attenuare gli effetti della terapia antipertensiva, a causa di un’interferenza con il sistema endocrino, mimando l’effetto di ormoni endogeni oppure alterandone la sintesi, il trasporto e il metabolismo.

In particolare alcuni farmaci possono agire sulla sintesi e sul metabolismo degli steroidi, sull’attività dei recettori dei mineralcorticoidi o a livello del sistema catecolaminergico (Tabelle 1 e 2).

 

Tabella 1. Elenco di farmaci con possibili effetti mineralcorticoidi

 

Attività

Farmaci

Interferenza con la steroidogenesi surrenalica

Itraconazolo

Posaconazolo

Ketoconazolo

Metirapone

Osilodrostat

Abiraterone

Steroidi anabolizzanti androgeni

Inibizione degli enzimi che metabolizzano gli steroidi a livello periferico

Liquirizia

Itraconazolo

Posaconazolo

Attivazione del recettore dei mineralcorticoidi

Corticosteroidi

Mifepristone

Attivazione indiretta del sistema renina-angiotensina-aldosterone

FANS

Contraccettivi orali

 

Tabella 2. Elenco di farmaci con possibile azione catecolaminergica

 

Amine simpaticomimetiche

–          Decongestionanti

–          Farmaci antiobesità

Psicostimolanti

–          Metilfenidato

–          Atomoxetina

Antidepressivi

–          Inibitori del reuptake della serotonina e della noradrenalina (SNRI)

–          Bupropione

–          Inibitori delle monoaminoossidasi (MAO)

–          Antidepressivi triciclici

Mirabegron

 

Il sospetto di ipertensione secondaria dovrebbe essere avanzato quando in un paziente si presenta una delle seguenti caratteristiche:

  • Peggioramento acuto dell’ipertensione in pazienti normotesi o stabili cronicamente.
  • Ipertensione resistente al trattamento.
  • Pazienti giovani ipertesi.
  • Dati clinico-biochimici che possono suggerire una causa endocrina.

 

Per distinguere fra una causa endogena ed una farmaco-indotta, deve essere fatta un’attenta valutazione dei farmaci, inclusi quelli da banco, e degli integratori che il paziente assume, nonché delle sue abitudini alimentari.

Nella maggior parte dei casi, l’alterazione della pressione sanguigna indotta da farmaci è lieve e transitoria.

Il grado dell’effetto ipertensivo può variare fra sottogruppi di popolazione; in particolare sono a più alto rischio gli anziani e i pazienti già affetti da ipertensione o insufficienza renale.

In questi pazienti il monitoraggio di routine della pressione sanguigna è particolarmente raccomandato per un’identificazione precoce del problema.

 

Nonostante i differenti meccanismi con cui i farmaci possono causare aumento della pressione sanguigna, vanno fatte alcune considerazioni generali:

  • L’assunzione di più farmaci e le abitudini alimentari (come il consumo di succo di pompelmo) di un paziente dovrebbero essere attentamente valutate per escludere interazioni farmaco-farmaco o interazioni farmaco-alimenti che potrebbero dar luogo ad effetti avversi.
  • Dovrebbe essere effettuata una rivalutazione periodica sulla reale necessità di proseguire un trattamento farmacologico, valutando quindi una eventuale sostituzione del farmaco o una riduzione della dose.
  • In base al meccanismo con cui l’ipertensione viene indotta, può essere introdotta una terapia antipertensiva apposita.
  • Per il trattamento di prima linea dell’eccesso mineralcorticoide, il trattamento di scelta dovrebbe essere un antagonista dei recettori mineralcorticoidi (spironolattone o eplerenone), insieme ad una integrazione di potassio, con le seguenti eccezioni: a) pazienti affetti da tumore alla prostata trattati con abiraterone, in quanto l’effetto di agonista parziale dello spironolattone potrebbe promuovere la crescita del tumore; b) dal momento che l’eplerenone viene metabolizzato dal CYP3A4, non dovrebbe essere usato in combinazione con inibitori del CYP3A4, quali gli antifungini azolici.
  • Per trattare la ritenzione idrica e l’edema, può essere indicato un diuretico risparmiatore di potassio, soprattutto in casi di ipokaliemia.
  • Il metodo più appropriato per evitare gli eventi avversi è limitare l’assunzione di un farmaco, in particolare se si tratta di prodotti senza obbligo di prescrizione medica, quali FANS, decongestionanti, rimedi erboristici o prodotti contenenti liquirizia. I pazienti dovrebbero essere informati circa il dosaggio ottimale e la durata del trattamento.
  • Gli ACE inibitori e i sartani sono associati ad iperkaliemia, soprattutto in pazienti con insufficienza renale cronica. Per evitare una riduzione della dose o l’interruzione della terapia, compromettendo il controllo della pressione sanguigna, può essere utile la somministrazione di ciclosilicato di sodio e zirconio, un farmaco autorizzato per la riduzione dei livelli di potassio.

 

Bibliografia

  1. Beck KR, et al. Drug-induced endocrine blood pressure elevation. Pharmacol Res 2020; 154: 1-12.
Ultimo aggiornamento: 18 settembre 2020