Farmaci potenzialmente associati ad anemia emolitica. Autorità regolatoria neozelandese (Bollettino – Dicembre 2019)

A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina

 

–          Alcuni farmaci possono causare anemia emolitica attraverso una reazione immunitaria o danno ossidativo.

–          Bisogna prendere in considerazione un possibile ruolo dei farmaci in presenza di una anemia emolitica

–          È opportuno consultare un ematologo o uno specialista in medicina trasfusionale.

 

Nel Bollettino dell’autorità regolatoria neozelandese, pubblicato nel Dicembre 2019 (1), è stato riportato un articolo relativo ai farmaci potenzialmente associati ad anemia emolitica.

 

–          L’anemia emolitica è caratterizzata da un ridotto numero di eritrociti circolanti, a causa di una distruzione prematura (emolisi), e da un’elevata conta di reticolociti.

Può essere scatenata da una serie di cause, tra cui patologie congenite, malattie autoimmunitarie, infezioni, ma anche da alcuni farmaci.

I sintomi dell’anemia emolitica includono astenia, vertigini, dispnea, ittero, urine di colore scuro, pallore e splenomegalia.

Nei casi severi, l’emolisi si associa ad epatosplenomegalia, emoglobinuria e insufficienza cardiaca (2). Raramente può avere esito fatale.

 

Per quanto riguarda l’anemia emolitica indotta da farmaci, essa si può manifestare entro poche ore o anche dopo diversi mesi dall’esposizione al farmaco.

 

Esistono due principali meccanismi attraverso cui i farmaci possono indurre anemia emolitica: una reazione immunitaria o il danno ossidativo.

 

–          Oltre 130 farmaci sono stati associati ad anemia emolitica di tipo immunitario; quelli che sono stati riportati più frequentemente includono le cefalosporine di seconda e terza generazione, diclofenac, rifampicina, oxaliplatino e fludarabina (3).

 

Sono stati riportati casi di anemia emolitica transitoria ma clinicamente significativa in pazienti trattati con infusione di alte dosi di immunoglobuline per via endovenosa a causa della presenza di anticorpi nel prodotto, che determinano l’insorgenza di un’emolisi di tipo immunitario, ma non autoimmune.

 

–          Nel caso di danno ossidativo, si può sviluppare in tutti i pazienti; tuttavia, i soggetti con deficit dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (glucose-6-phosphate dehydrogenase, G6PD) sono maggiormente a rischio.

I farmaci che possono causare danno ossidativo includono il dapsone, la nitrofurantoina, i chinoloni e i sulfonamidi.

 

Nei pazienti con anemia emolitica, oltre ad un aumento della conta dei reticolociti, è stato riscontrato un aumento della lattico-deidrogenasi e della bilirubina, riduzione dell’aptoglobina e modifica nella forma degli eritrociti nello striscio di sangue periferico.

L’emolisi di tipo immunitario è caratterizzata da una positività al test di Coombs diretto e/o di quello indiretto.

 

La gestione dei casi di anemia emolitica dipende dalla causa e dalla severità. Talvolta, è sufficiente l’interruzione del trattamento con il farmaco. In altri casi, possono essere necessari altri tipi di intervento, quale la trasfusione.

È opportuno consultare un ematologo o uno specialista in medicina trasfusionale.

 

Segnalazioni in Nuova Zelanda

A partire dal 2010, il Centro di Monitoraggio delle Reazioni Avverse (Centre for Adverse Reactions Monitoring, CARM) della Nuova Zelanda ha ricevuto 51 segnalazioni di casi, che riportavano 59 farmaci sospettati, in cui era descritta l’insorgenza di anemia emolitica e/o una positività al test di Coombs diretto.

Nella tabella sono elencati i farmaci più spesso riportati al CARM nei casi di anemia emolitica e il numero di dechallenge e rechallenge positivi.

 

Tabella. Farmaci più spesso riportati al CARM nei casi di anemia emolitica e/o positività al test di Coombs diretto nel periodo compreso tra l’1 gennaio 2010 e il 30 settembre 2019.

Farmaco Numero di segnalazioni Dechallenge positivo Rechallenge positivo
Immunoglobuline normali 33 17 2
Amoxicillina + acido clavulanico 4 3  
Dapsone 2 1  
Sulfasalazina 2 2  

 

Bibliografia

1.      Prescriber Update 2019; 40: 83-85.

2.      Hill Q, et al. The diagnosis and management of primary autoimmune haemolytic anaemia. British Journal of Haematology 2017; 176: 395-411.

3.      Leicht H, et al. Ceftriaxone-induced hemolytic anemia with severe renal failure: a case report and review of literature. BMC Pharmacology and Toxicology 2018; 19: 67.

 

Link

 Prescriber Update (Bollettino Neozelandese – Dicembre 2019)

Anemia emolitica autoimmune

Test di Coombs diretto positivo

 

Ultimo aggiornamento: 17 dicembre 2019