Possibile rischio di calcoli renali associati a mesalazina. Lareb aprile 2019

A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
 
Nel periodo compreso tra il 16 aprile 2007 e il 2 novembre 2018, il Centro di Farmacovigilanza olandese (Lareb) ha ricevuto 2 segnalazioni di nefrolitiasi in associazione all’uso di mesalazina.
 
Caso 1
Si tratta di una segnalazione spontanea grave da parte di un cittadino di sesso maschile e di età compresa tra 51 e 60 anni. Il paziente ha riferito di aver sofferto di calcoli renali a seguito della somministrazione di mesalazina per il trattamento della malattia di Crohn con una latenza di diversi anni dall’inizio della terapia.
Dall’inizio del trattamento con mesalazina, il paziente soffriva di calcoli renali. Tuttavia, la formazione dei calcoli aumentò ulteriormente dopo la rimozione di una notevole parte del colon.
Nonostante bevesse una notevole quantità di liquidi, si formarono calcoli renali del diametro di 8 mm, che bloccavano le vie urinarie.
Il paziente era stato ricoverato in ospedale diverse volte. Due volte era stato inserito un drenaggio temporaneo.

  • La reazione riportata nella segnalazione venne trattata con citrato di sodio ed acido citrico.
  • La dose di mesalazina non venne modificata.
  • Al momento della segnalazione, il paziente non era guarito.
  • Il paziente era in trattamento concomitante con ferro gluconato.

Caso 2
Si tratta di una segnalazione spontanea non grave da parte di una cittadina di sesso femminile e di età compresa tra 31 e 40 anni. La paziente ha riferito di aver sofferto di calcoli renali per 3 volte a seguito della somministrazione di mesalazina per il trattamento di una colite, ma non era nota la latenza.

  • La dose di mesalazina non venne modificata.
  • Il trattamento della reazione includeva farmaci analgesici.
  • L’outcome della reazione non era noto.

Letteratura
In letteratura sono stati pubblicati due casi in cui era descritta la formazione di calcoli renali in associazione al trattamento con mesalazina.

  • Nel primo caso (1) una giovane donna (di età compresa tra 31 e 40 anni) sviluppò episodi ricorrenti di colica renale 6 settimane dopo aver iniziato ad assumere mesalazina per via ora per il trattamento di una colite ulcerosa. Nella sua anamnesi non era indicato che la paziente avesse sofferto di calcoli renali in precedenza. I risultati della TAC effettuata a livello del tratto urinario non mostravano alterazioni a livello degli ureteri.
    Nell’arco di 3-4 mesi, si erano verificati diversi episodi di dolore al fianco ed ematuria e diverse volte nelle urine erano presenti calcoli. Il trattamento con mesalazina venne interrotto e la paziente non soffrì più di problemi renali.
  • Nel secondo caso (2) una giovane donna (di età compresa tra 21 e 30 anni), affetta da colite ulcerosa, venne trattata con mesalazina (4 g per via orale), mesalazina (500 mg per via rettale), prednisone, cloruro di potassio e carbonato di calcio.
    Nella sua anamnesi non era indicato che la paziente avesse sofferto di calcoli renali in precedenza.
    Dopo due anni di trattamento con mesalazina, la paziente iniziò a lamentare episodi di dolore colico al fianco sinistro.
    La TAC non evidenziò dilatazione del tratto renale nè calcoli.
    Un anno dopo, si verificò di nuovo un episodio di colica renale a sinistra. Ancora una volta, la TAC non evidenziò alterazioni.
    Tuttavia, nelle urine era presente un calcolo.
    Alla paziente fu raccomandato di aumentare l’idratazione e di continuare il trattamento con mesalazina.
    Undici mesi dopo non si erano verificate recidive.

 
Eudravigilance database
Fino al 2 novembre 2018, nel database Eudravigilance erano presenti 48 casi, di cui 4 possibili duplicati, di calcoli renali associati a mesalazina.
 
Bibliografia

  1. Jacobsson H, et al. Mesalazine-induced renal calculi. Am J Case Rep 2013; 14: 551-3.
  2. Corbery B, et al. Mesalazine: a novel etiology for drug-induced urinary calculi. Urol J 2018; 15: 132-133.

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Ultimo aggiornamento: 14 maggio 2019