Terapia con pembrolizumab: quali raccomandazioni?

A cura di Simona Lucchesi. UOSD Farmacologia Clinica. AOU Policlinico “G. Martino” Messina

Sulla rivista Australian Prescriber è stato pubblicato un articolo (1) relativo al pembrolizumab (precedentemente denominato MK3475 e lambrolizumab), un farmaco approvato per il melanoma metastatico.
Gli effetti di questo farmaco sono stati valutati in una serie di trial clinici (2-4):

  • In un trial di fase I non randomizzato (2) sono stati arruolati pazienti con patologia in stato avanzato, trattati con pembrolizumab 10 mg/kg per via endovenosa ogni 2 o 3 settimane oppure con pembrolizumab 2 mg/kg ogni 3 settimane.
  • In seguito il trial è stato ampliato (3) includendo altri pazienti refrattari ad ipilimumab e, se avevano mutazioni BRAF, precedentemente trattati con un inibitore BRAF o MEK, o entrambi. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere 2 mg/kg o 10 mg/kg ogni 3 settimane.
  • Un trial randomizzato di fase 3 (4) ha messo a confronto il pembrolizumab con l’ipilimumab. Tutti i pazienti arruolati avevano un melanoma avanzato, ma solo il 34% era stato trattato precedentemente con una terapia sistemica.

Eventi avversi
Analizzando i dati di safety relativi a 411 pazienti, i più comuni eventi avversi correlati al trattamento includevano artralgia (14,8%), diarrea (14,8%), affaticamento (30,2%), nausea (10%), prurito (22,8%), tosse (11,1%) e rash (19,8%).
Inoltre sono risultati diminuiti i livelli di albumina (36,7%), emoglobina (51,6%) e linfociti (28,2%). Sono stati osservati anche casi di riduzione delle concentrazioni di calcio (28,5%) e sodio (32,6%) e di aumento dell’alanina-aminotrasferasi (23,6%), fosfatasi alcalina (22,6%) e dell’aspartato-aminotrasferasi (27,7%).
A causa del meccanismo di azione del pembrolizumab, le reazioni avverse immuno-mediate rappresentano un significativo fattore di preoccupazione. In particolare, sono stati osservati casi di polmonite (12 pazienti), colite (4 pazienti), epatite (2 pazienti) e nefrite (3 pazienti).
Si sono verificati anche casi di endocrinopatie immuno-mediate, tra cui ipofisite (2 pazienti), diabete di tipo 1, ipertiroidismo (5 pazienti) ed ipotiroidismo (34 pazienti).
Occasionalmente sono state segnalate reazioni di grado severo correlate all’infusione e questa è una controindicazione ad ulteriori trattamenti.
Alcuni pazienti hanno dovuto interrompere la terapia a causa degli eventi avversi, tra cui polmonite, insufficienza renale e dolore.
Il pembrolizumab è un farmaco in categoria D per le donne in gravidanza. Anche se non sono disponibili dati negli esseri umani, negli animali la sua somministrazione può causare la perdita del feto.

Raccomandazioni relative alla terapia con pembrolizumab

  • La dose raccomandata è pari a 2 mg/kg ogni 3 settimane.
  • Bisogna monitorare i test di funzionalità epatica, la glicemia e la funzionalità tiroidea.
  • In base alla severità degli eventi avversi, la terapia con pembrolizumab dovrebbe essere interrotta o sospesa e i pazienti dovrebbero essere trattati con corticosteroidi.
  • É necessario assicurare la contraccezione durante il trattamento e per 4 mesi dopo la fine del trattamento.

Bibliografia

  1. Australian Prescriber 2015; 38: 180-182.
  2. Hamid O, et al. Safety and tumor responses with lambrolizumab (anti-PD-1) in melanoma. N Engl J Med 2013; 369: 134-44.
  3. Robert C, et al. Anti-programmed-death-receptor-1 treatment with pembrolizumab in ipilimumab-refractory advanced melanoma: a randomised dose-comparison cohort of a phase 1 trial. Lancet 2014; 384: 1109-17.
  4. Robert C, et al. Pembrolizumab versus ipilimumab in advanced melanoma. N Engl J Med 2015; 372: 2521-32.
Ultimo aggiornamento: 04 aprile 2016