Dermatite allergica da contatto aerotrasmessa causata da una pietra di hennè

Immacolata Caputo e Lidia Sautebin – Dipartimento di Farmacia – Università di Napoli Federico II

Tratto da Özkaya E, Topkarci Z. Airborne allergic contact dermatitis caused by a henna stone. Contact Dermatitis 2016; 75: 191-2.

 “Si riporte di seguito un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Contact Dermatitis [2016; 75: 191 – 192] a cura di due dermatologi turchi Esen Özkaya1 e Zeynep Topkarci2 (1Department of Dermatology and Venereology, Istanbul University, Istanbul Medical Faculty, Istanbul, Turchia; 2Department of Dermatology, Bakirkoy Dr Sadi Konuk Education and Research Hospital, Istanbul, Turchia) riguardo al caso di una ragazza di 16 anni che aveva manifestato una dermatite allergica da contatto (DAC) aerotrasmessa in seguito all’utilizzo di una pietra di henné.
Gli Autori riferiscono che la pietra di henné è un materiale meno conosciuto disponibile in commercio usato per ottenere la pasta di henné nero [1]. In alcuni Paesi, tra cui la Turchia, i venditori di erbe locali vendono questo prodotto come “pietra naturale” chiamata così perché fonte naturale per ottenere l’henné nero. Per ottenere la pasta di henné nero, che viene utilizzata per tingere i capelli o, soprattutto, per effettuare i tatuaggi temporanei, questa pietra deve essere ridotta in polvere, miscelata ad acqua e perossido di idrogeno e, alcune volte, anche all’henné naturale [1]. Gli Autori, in questo lavoro, descrivono il caso particolare di un’adolescente che aveva manifestato una insolita dermatite allergica da contatto (DAC) aerotrasmessa mentre provava a schiacciare una pietra di henné all’aria aperta in una giornata ventosa. 

Caso clinico
Il caso si riferisce ad un’adolescente turca di 16 anni, non atopica, che presentava eritema, edema e vescicole che interessavano labbra, guance, fronte, zona peri-oculare, collo e mani. Gli Autori riferiscono che la paziente il giorno prima aveva comprato una pietra di henné per dipingersi la pelle. La ragazza voleva ottenere la polvere di henné nero e fare una pasta mescolando la polvere con acqua e perossido d’idrogeno. Cercò, quindi, di schiacciare la pietra di henné, messa in un pezzo di stoffa, all’aperto in una giornata ventosa, lanciandola contro le scale del giardino; questo aveva provocato la diffusione dei pezzi schiacciati sul viso, sul collo e sulle mani.
Gli Autori precisano che la paziente, tra i 7 e gli 11 anni, aveva già fatto due tatuaggi temporanei, uno sul braccio che non aveva provocato reazioni e uno sulla parte inferiore della schiena che aveva provocato eritema e prurito.
Gli Autori riportano di aver trattato la ragazza con corticosteroidi per via sistemica e che le lesioni erano completamente guarite dopo 10 giorni. Gli Autori hanno eseguito i patch test, in base ai criteri della International Contact Dermatitis Research Group (ICDRG) [2], che hanno mostrato nei giorni 2, 3 e 4 una reazione positiva (+++) alla p-fenilendiamina 1.0% in pet. oltre che alla benzocaina 5.0% in pet, 4,4’-diaminodifenimetano 0.5% in pet, 2-nitro-p-fenilendiamina 1.0% in pet. e toluene-2,5-diamino solfato 1.0% in pet. Gli Autori precisano che gli allergeni per i patch test erano stati forniti da due aziende diverse Brial Allergen (Greven, Germania) e Chemotechnique Diagnostics (Vellinge, Svezia). Gli Autori sottolineano che la ragazza non aveva più manifestato reazioni simili dopo aver evitato l’henné nero nonché reazioni crociate con tinture per capelli dopo 3 anni di follow-up. 

Discussione
Gli Autori riferiscono che la DAC alla p-fenilendiamina è un fenomeno ben noto [3].Gli Autori riportano che recenti analisi chimiche condotte con gas cromatografia e spettrometria di massa hanno dimostrato che sei diverse tipologie di “pietra di henné” commercializzate contenevano p-fenilendiamina ad una concentrazione compresa tra 84,89% e 90,90% [4]. Inoltre, gli Autori sottolineano che queste pietre, facilmente schiacciabili in pezzi, diventano cristalli/polvere di colore bianco-giallastro che presentano una forte somiglianza con i cristalli/polvere di p-fenilendiamina [1].
Gli Autori riferiscono che il modo in cui la loro paziente ha provato a polverizzare la pietra era molto inusuale; lanciare la pietra contro le scale del giardino, infatti, in una giornata ventosa, aveva provocato la massima diffusione delle particelle della pietra nell’aria e il successivo contatto aerotrasmesso delle particelle con viso, collo e mani.
Gli Autori, considerata la storia della ragazza, affermano che la paziente sia stata precedentemente sensibilizzata alla p-fenilendiamina probabilmente dai tatuaggi temporanei eseguiti durante l’infanzia.
Gli Autori, quindi, concludono che il caso da loro descritto è l’unico caso di DAC aerotrasmessa, causata dalle particelle di pietra di henné contenente p-fenilendiamina, dal momento che casi simili non sono stati riportati in precedenza. Gli Autori precisano che è necessario che le persone siano consapevoli che la pietra di henné non è un prodotto naturale e che provoca un alto rischio di sensibilizzazione e di elicitazione della DAC causata dalla p-fenilendiamina.”

 Bibliografia

  1. Özkaya E, Yazganoglu K D. Henna stone: a lesser-known solid material from which to obtain black henna paste. Contact Dermatitis 2013; 69: 386.
  2. Wilkinson D S, et al. Terminology of contact dermatitis. Acta Derm Venereol 1970; 50: 287–292.
  3. de Groot A C. Side-effects of henna and semi-permanent ‘black henna’ tattoos: a full review. Contact Dermatitis2013; 69: 1–25.
  4. Özkaya E, et al. The ‘henna stone’ myth. Indian J Dermatol Venereol Leprol 2013; 79: 254–256.
Ultimo aggiornamento: 12 dicembre 2016