Alterazione della funzionalità renale …. e farmaci

A cura di Antonio Santangelo1 e di Saffi Ettore Giustini2
1UOSD Farmacologia Clinica. AOU Policlinico “G. Martino” Messina
2MMG Montale (PT)

Storia clinica
Il signor G., un uomo di 69 anni, giunse all’osservazione del medico curante per la comparsa da una settimana di malessere generale, nausea, astenia, oliguria, febbricola e rialzo pressorio (PA 160/95).
All’anamnesi patologica remota risultava che il paziente era affetto da ipertensione arteriosa da 10 anni trattata con ACE-inibitori, IPB (ipertrofia prostatica benigna) trattata con alfa1-bloccante.
All’anamnesi patologica prossima il paziente aveva una storia di dispepsia, motivo per cui da un mese assumeva un inibitore di pompa protonica.
Il medico curante decise di approfondire il quadro consigliando di effettuare esami ematochimici e delle urine da cui emersero i seguenti risultati:
Creatinina 2,6 mg/dl; azotemia 78 mg/dl; esame delle urine: sedimento emazie, leucociti e presenza di cilindri leucocitari. Urinocoltura negativa.
Consultato uno specialista nefrologo si decise di eseguire anche una biopsia renale che rilevò un’estesa nefrite tubulo-interstiziale.
Nell’ipotesi di una possibile genesi iatrogena della sofferenza renale si decise di sospendere la terapia con l’inibitore di pompa protonica e, a seguito di ciò, ci fu un graduale e progressivo miglioramento del corteo sintomatologico e dei parametri di funzionalità renale. 

Nel caso descritto, applicando la scala delle probabilità di Naranjo (1), la correlazione tra esposizione ad inibitore di pompa protonica ed insorgenza dell’alterazione della funzionalità renale è risultata “probabile” (punteggio 7).

2016_09_renale

Diagnosi: nefrite tubulo-interstiziale acuta di origine iatrogena.

Key point:
La nefrite interstiziale acuta è una reazione avversa rara, potenzialmente pericolosa correlata all’uso di farmaci, tra cui gli inibitori di pompa protonica (PPI) (2-4).
Di recente un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University (USA), in collaborazione con le Università di Yale (USA) e del Royal Brisbane and Women’s Hospital (Australia) ha verificato l’effetto dei PPI in una coorte di 10.482 pazienti, partecipanti allo studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC).
Da questo lavoro è emerso che l’uso protratto nel tempo specie nei soggetti anziani si può associare ad un rischio di insufficienza renale cronica (5).
Gli autori dello studio concludono affermando che l’impiego di PPI rappresenta un fattore di rischio per insufficienza renale cronica, anche se non sono noti i meccanismi alla base del danno renale.
Di recente un altro studio ha documentato che l’uso prolungato a dosaggi elevati di PPI sembra essere correlato alla comparsa e alla progressione del danno renale cronico (6). 

Take home message
L’uso di PPI non è scevro da possibili reazioni avverse. Al fine di agevolare un uso corretto ed informare gli operatori sanitari, è stata pubblicata anche una recente review (7) pubblicata sul Canadian Medical Association Journal che fornisce una disamina attenta ed oculata sui possibili effetti collaterali da PPI.  

References:

  1. Naranjo CA, et al. A method for estimating the probability of adverse drug reactions. Clin Pharmacol Ther 1981; 30: 239-245.
  2. Sampathkumar K, et al. Acute interstitial nephritis due to proton pump inhibitors. Indian J Nephrol 2013; 23: 304–307.
  3. Ra A, Tobe SW. Acute interstitial nephritis due to pantoprazole. Ann Pharmacother 2004; 38: 41-5.
  4. Klepse DG, et al. Proton pump inhibitors and acute kidney injury: a nested case–control study. BMC Nephrology 2013; 14: 150
  5. Lazarus B, et al. Proton Pump Inhibitor Use and the Risk of Chronic Kidney Disease. JAMA Intern Med 2016; 176: doi:10.1001/jamainternmed.2015.7193.
  6. Xie Y, et al. Proton Pump Inhibitors and Risk of Incident CKD and Progression to ESRD. J Am Soc Nephrol pii: ASN.2015121377. [Epub ahead of print]
  7. Benmassaoud A, et al. Potential harms of proton pump inhibitor therapy: rare adverse effects of commonly used drugs. CMAJ Review

Link

Nota
Il caso clinico descritto è totalmente inventato o adattato a scopo didattico.

Ultimo aggiornamento: 04 settembre 2016